Il nostro grande Pontefice Benedetto XVI, di cui sentiremo una
mancanza indicibile, non ha fatto lezioni di economia, ma lezioni sulla
volontà di Dio che necessariamente considera l’economia. O meglio
considera l’uso dello strumento economico secondo i fini per cui è stato
adottato, o il senso che gli è stato dato. Il magistero del papa in
economia è assimilabile al consiglio di un medico speciale per una
malattia dell’anima e conseguentemente del corpo.
Il magistero economico di Benedetto XVI è scritto
nell’Enciclica della globalizzazione economica e sociale, Caritas in
Veritate. Che esce circa due anni dopo la data prevista (2007) dovendo
tener conto dell’impatto della crisi economica incombente. Il Pontefice
decide di iniziare a parlare di economia contemporanea ricordando il
messaggio della Populorum Progressio di Paolo VI: la promozione dello
sviluppo dell’uomo. Promozione integrale, non solo materiale! Il che
significa che l’uomo ha bisogno di tre nutrimenti: corporali-materiali,
intellettuali e spirituali.
Ecco cosa è il bisogno dell’uomo e conseguentemente la sua “economia”.
Successivamente il Papa si domanda se lo sviluppo economico auspicato
da Paolo VI nella Populorum Progressio sia stato realizzato. E la
risposta che si da è no. E il perchè no è a sua volta spiegato dal fatto
che tale sviluppo economico è stato, e continua a esser, “gravato da
distorsioni e drammatici problemi” soprattutto nella crisi economica in
corso di esplosione. Quali sono queste distorsioni? Sono uno sviluppo
economico egoistico, mal pianificato che prescinde dalle nascite o
addirittura che le scoraggia. Uno sviluppo economico drogato per
compensare la insufficiente crescita economica conseguente, la crescita
dei costi fissi conseguente, la crescita delle tasse e la diminuzione
della crescita del risparmio conseguente. Uno sviluppo economico fondato
sull’indebitamento delle famiglie per imporre regimi di consumismo
utili a far crescere il PIL. Riducendo così gli individui ad esser
“sussidiari” ai bisogni di crescita economica di Governi che la
pretendono per coprire i propri errori e assicurarsi la continuità di
potere in un mondo globale dove il potere economico si stava trasferendo
da occidente a oriente grazie al numero di popolazione, forza e
ricchezza di questi paesi.
E tutto ciò con indifferenza invece verso altri paesi poveri
che attendevano da decenni di esser coinvolti nel processo di crescita
economica, ma non assicuravano sufficienti ritorni sull’investimento o
evidenziavano troppo rischi. Benedetto XVI ci ricorda che i principi
economici sono nella dinamica della natura. Ciò per una considerazione
semplice, la natura è stata creata da Dio con un ordine da seguire per
valorizzarla, se si prescinde da questo ordine invece di economia si fa
diseconomia, invece di creare ricchezza, si distrugge ricchezza. E non
si realizza nulla di buono e vero.
Di seguito Papa Benedetto spiega ancora una legge fondamentale:
l’economia non può avere una sua autonomia morale, se la pretende
fallisce con danni elevati. Se l’economia riconosce di esser strumento,
necessita un fine, e solo allora produce il bene comune, l’unico
sostenibile. Affinchè ciò avvenga l’uomo deve avere responsabilità
personale delle sua azioni, dalla creazione di ricchezza attraverso una
equilibrata natalità, fino alla valorizzazione di cosa è etica
applicata, al problema dell’ambiente. Ecco un altro richiamo alle cose
importanti da cui l’economia non può prescindere.
Successivamente il Papa pone l’uomo nel mezzo del consorzio umano
e lo invita a pensare alle relazioni per impegnarsi alla
collaborazione, alla solidarietà, alla sussidiarietà degli stati verso
gli individui e alla solidarietà verso i paesi poveri. Infine il Papa
considera che l’uomo ha saputo, e sa, far crescere lo strumento
scientifico e tecnologico, ma obietta che se non cresce lui stesso in
“maturità” di conoscenza rischia di non saperlo usare. Anzi di usarlo
male. Con questa riflessione Benedetto XVI fa riflettere sul fatto
chiave che il problema socio economico è più che mai oggi legato al
problema antropologico. Cosa è l’uomo? Cosa è il suo bene ? E’, grazie
alle ricerche scientifiche, vivere mille anni? E’ riprogrammarsi per non
soffrire? Per cancellare vecchiaia, dolore, infermità? E’ considerarsi
alla fine solo un animale intelligente, con una certa maggior dignità,
ma sempre animale da soddisfare materialmente e perfezionare
scientificamente?
L’uomo non si soddisfa solo materialmente e scientificamente,
gli atei-agnostici più intelligenti hanno cominciato a comprendere che
la soddisfazione dell’uomo non è solo materiale, ma anche, in qualche
modo, spirituale. Magari tra poco scopriranno che oltre il corpo c’è
un’Anima, e allora arriveranno alla vera conclusione: “senza Dio l’uomo
non sa dove andare… e l’Umanesimo che esclude Dio è un umanesimo
disumano. ”Rileggendo il magistero di Benedetto XVI in materia economica
si ha il gran conforto di comprendere l’insegnamento di un Papa che
pensa a noi, che si preoccupa di noi. Ma di noi, quali creature di Dio,
bisognose di consolazione, ma anche di educazione. E vorrei aggiungere,
bisognose di amore. Tutte cose che Sua Santità Benedetto XVI ha saputo
darci in modo esemplare.