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quarta-feira, 13 de junho de 2012

Lo Sponsor Islamico costringe Real Madrid e Barcelona a togliere la Croce dallo Stemma - di Massimiliano Castellani


«Toglieteci tutto, ma non la croce cristiana». E' questo l'appello accorato che da Madrid sta girando per l'Europa del pallone, da tempo divenuta la nuova terra di conquista degli sceicchi islamici.

D'accordo che per il vil denaro il mercenariato del calcio è disposto a tutto, ma addirittura rinunciare alla storia e alla tradizione, in questo caso "sacra", del proprio simbolo, questo è inaccettabile. 

Eppure il club più noto e amato del pianeta calcio, il Real Madrid, alla faccia dei suoi 150 milioni di tifosi sparsi per il mondo (dei quali in Spagna il 30% si dichiarano «cattolici praticanti») lo ha fatto. Via quella croce dalla corona concessa dalla Chiesa in via del tutto straordinaria al re Alfonso XIII - nel 1920 - per non offendere la religione dei "fratelli musulmani", entrati a suon di petrodollari nella stanza dei bottoni del club del patron Florentino Perez. Come non accontentare lo sceicco che ha già promesso alle "Merengues" aiuti sostanziosi da qui all'eternità e la possibilità immediata di far partire un progetto di una seconda "Casa Blanca" (modernissimo centro sportivo) nell'isola di Ras Al Khaimah, una delle "sette sorelle" che formano gli Emirati Arabi. 

E gli acerrimi nemici del Real, il Barcellona, che per un secolo (112 anni per l'esattezza) hanno tenuto alto il vessillo dell'indipendenza catalana, persino dagli sponsor più opulenti, ma adesso nell'era del "calcioshowbiz" sventolano bandiera bianca. Nella finale del torneo di Abu Dhabi, Messi e compagni sono scesi in campo con una maglia alla quale era stata tassativamente vietata l'esposizione dello stemma classico del Barça, quello con la croce di Sant Jordi. Via anche qui il simbolo cattolico, divieto di farsi anche il segno della croce o di pregare in campo e massima fierezza invece nell'esporre la sponsorizzazione, "Qatar Foundation", sulla gloriosa casacca blaugrana. Il presidente Laporta [...] come poteva rinunciare ai 166 milioni che nel prossimo quinquennio sborserà la holding a cui fa capo il munifico Tamin bin Hamad Al-Thani? Il principe ereditario e futuro Re del Qatar, classe 1980, è partito da un pezzo alla conquista del mondo del pallone. L'obiettivo finale, peraltro già raggiunto: i Mondiali di calcio del Qatar, nel 2022. 

«Il Mondiale impossibile», secondo i benpensanti, smentiti e reso reale dagli appoggi del famelico e venalissimo presidente della Fifa, Joseph Blatter che si è inginocchiato dinanzi allo stemma dell'impero degli Al-Thani. Un tesoro da 40 miliardi di euro, dei quali una "piccola parte", peraltro molto sostanziosa, finisce nella "Qatar Sport Investiments". Il giocattolino di Tamin, rampollo di una famiglia a capo di un Paese, indipendente dall'Inghilterra dal 1971, dove risiedono stabilmente appena 1,7 milioni di abitanti, ma che possiede un tasso di crescita che nel 2010 si attestava intorno a un magnifico più 16,3%. Numeri che fanno capire come sia facile per la famiglia Al-Thani scalare e convertire il Barcellona che dopo la Febbre a 90° contrae pericolosamente quella dell'oro. Ancora più semplice per i discendenti dei mori regalarsi, sempre nella Liga spagnola, il Malaga, e poi puntare in Francia e mettere le mani sul Paris Saint Germain, con la benedizione dell'amico, l'ex Presidente Sarkozy e un assegnuccio da 70 milioni di euro, giusto per controllare almeno il 70% del club. 

Il direttore generale del PSG, il cattolicissimo brasiliano Leonardo, con un contratto da 5 milioni a stagione per i prossimi quattro anni, non ha esitato a mettersi a completa disposizione del principe del Qatar che per allenatore ha ingaggiato anche il nostro Carlo Ancelotti, rendendolo, tra i malumori dell'opinione pubblica transalpina, l'uomo dallo stipendio più alto di Francia: 6 milioni di euro. Ma lo sponsor sulla maglia del PSG, "Fly Emirates", lo forniscono gentilmente i fratelli musulmani di Dubai che fino al 2015 sono legati anche al Milan con un contratto da 60 milioni di euro.

Finora il "diavolo" simbolo della società del presidente Silvio Berlusconi, a quelli di Dubai pare non dia fastidio, ma non è escluso che prima o poi possano emettere una "fatwa", come quella che due anni fa colpì i rossoneri in Malesia. Due imam, feroci quanto le tigri di Mompracen bandirono dai campetti malesi la maglia del Milan: «Perché un musulmano - disse il leader religioso Nooh Gadot - non deve venerare simboli di altre religioni o il diavolo». I signori di Dubai sponsorizzano anche l'Amburgo nella Bundesliga e per 90 milioni di euro hanno acquistato il club spagnolo del Getafe. Ma il capolavoro del gruppo è stato la conquista del title-sponsor dello stadio dell'Arsenal che per i prossimi 15 anni (per un totale 100 milioni di euro) recherà l'intitolazione "Emirates Airlaines".

Volano le azioni e gli investimenti in nome di Allah anche da Abu Dhabi.

Dalla sua regale dimora, lo sceicco Mansour ha deciso di spendere e spandere per rendere il Manchester City una potenza mondiale del football. E finalmente i 250milioni di sterline (23 dei quali serviti per acquistare Mario Balotelli), dopo 44 anni di attesa, hanno fruttato la tanta agognata conquista della Premier da parte del City allenato da Roberto Mancini. Dal Bahrain sono partiti con una cifra e un profilo più basso, accontendadosi di rilevare in Spagna il piccolo "Real", quello del Racing Santander. Per ora i magnati della Western Gulf preferiscono i motori (Dal 2004 organizzano il GP di Formula 1 del Bahrain) come dimostra il 30% delle loro azioni nella McLaren. Ma dove c'è sport, ormai, lì c'è la casa del "sultano". Maragià che arrivano con le loro truppe cammellate per stipulare contratti faraonici, ma imponendo sempre il proprio credo che non tiene mai conto della storia e tanto meno della tradizione religiosa del Vecchio Continente, così in crisi da accettare di tutto. Tanto è lo sceicco che paga.
Fonte: Avvenire, 23/05/2012

quarta-feira, 14 de julho de 2010

Autor del gol que hizo campeón a España prometió recorrer Camino de Santiago


MADRID, 14 Jul. 10 / 01:39 am (ACI)

El futbolista Andrés Iniesta, autor del gol con el que la selección de España consiguió su primer título mundial, tiene una promesa que cumplir: Convertirse en peregrino y recorrer el Camino de Santiago.

Según informó el diario Marca, meses antes de la Copa Mundial Sudáfrica 2010, los integrantes de la selección española entregaron a ese medio en un sobre cerrado la promesa que cumplirían de alcanzar el título mundial.

Marca abrió los sobres tras el histórico triunfo del domingo y junto a las descabelladas promesas de algunos futbolistas, Iniesta, Fernando Torres y Carlos Marchena ofrecieron llegar a pie hasta Santiago de Compostela, donde reposan los restos del Apóstol Santiago el Mayor.

Iniesta reveló su promesa en una entrevista previa al Mundial. En declaraciones al Canal Plus Liga dijo que haría el camino de Santiago "como sea... ¡lo haré como sea!". En esa ocasión, el seleccionado Sergio Busquets ofreció lo mismo.

Hoy los medios españoles recordaron su promesa y aunque no se sabe qué itinerario seguirá ni cuándo lo hará, más de uno apuesta que muchos peregrinos estarán encantados de compartir la experiencia con el centrocampista del Barcelona.

El Camino de Santiago es una ruta que recorren los peregrinos procedentes de España y de toda Europa para llegar a la ciudad de Santiago de Compostela, donde se veneran las reliquias del apóstol Santiago el Mayor. Este año, Compostela recibirá en noviembre la visita del Papa Benedicto XVI con ocasión del Año Santo Xacobeo 2010 que se celebra cada vez que el 25 de julio, día de Santiago el Apóstol cae domingo. El próximo será en el año 2021.


terça-feira, 6 de julho de 2010

Destacan conversión al catolicismo de futbolista holandés que eliminó a Brasil


BUENOS AIRES, 06 Jul. 10 / 12:18 am (ACI)

El diario La Nación de Argentina reveló que el futbolista holandés Wesley Sneijder, autor del gol que eliminó a Brasil del Mundial Sudáfrica 2010, se convirtió al catolicismo y recibió el Bautismo poco antes de viajar al campeonato de fútbol.

En la nota titulada "Gol espiritual de un astro del fútbol holandés", el periodista Mariano de Vedia sostiene que Sneijder "llegó totalmente renovado" al torneo mundial. "A fines de mayo se convirtió al catolicismo y se bautizó en una capilla de Milán, cercana a la ciudad deportiva del Inter, donde el brillante futbolista no se cansa de ganar títulos. Influyó en esa decisión su novia, la actriz y modelo holandesa Yolanthe Cabau, nacida en la española Ibiza, con quien ha tomado la decisión de casarse por iglesia luego del Mundial. También lo motivó su amistad con Javier Zanetti, compañero en el Inter, capitán y católico practicante, que se quedó sin Mundial, pero celebró su bautismo tanto como los campeonatos que este año ambos conquistaron en Italia y en Europa", explica.

Según el diario, Sneijder ha declarado que fue "a Misa una vez junto a mis compañeros y sentí una fuerza y una confianza que me turbaron" por lo que siguió las clases de catecismo para adultos con el capellán del Inter.

"Ya en Sudáfrica, explicó que reza todos los días y los domingos va a misa y comulga con Yolanthe, quien le regaló un rosario que él siempre lleva en su cuello. ‘La fe me da fuerzas. A veces mis convicciones me mantienen firme y me llenan de determinación. Todos los días recito el Padrenuestro con ella. Busco siempre, antes de comenzar las partidas, una esquina para rezar’", agrega el futbolista que posiblemente juegue en el decisivo partido de Semifinal frente a Uruguay.