terça-feira, 7 de junho de 2011

Milano, assalto in chiesa. Un problema di genere

di Marco Invernizzi

In La Bussola Quotidiana

Sono state scritte molte imprecisioni sull’irruzione dei cosiddetti antagonisti nella parrocchia milanese dedicata a san Giuseppe Calasanzio domenica scorsa, mentre era in corso la celebrazione della Messa, da parte del vescovo mons. Marco Ferrari, che concludeva la presenza, durata una settimana, della Madonna pellegrina di Fatima.

In realtà la parrocchia c’entra poco o niente e men che meno la Madonna pellegrina. Nei locali adiacenti a quella chiesa, da qualche anno, si riuniscono mensilmente uomini e donne che provano qualche disturbo relativamente all’identità sessuale, prevalentemente omosessuali, e che desiderano essere aiutati da un punto di vista spirituale, culturale ed esistenziale, se possibile a superare una condizione indesiderata.

Queste persone vengono accolte dal gruppo Obiettivo Chaire, che svolge da diversi anni un’opera di formazione e informazione sul tema dell’identità di genere ispirandosi al Magistero della Chiesa e che accompagna, da un punto di vista spirituale, le persone che lo desiderano.

Questo è il punto e il motivo per cui 20 giovani, domenica scorsa, sono scesi da tre macchine, sono entrati in chiesa durante la celebrazione, hanno cominciato a urlare slogan contro la Chiesa e i sacerdoti, poi sono rimasti sul sagrato alcuni minuti innalzando uno striscione offensivo contro uno dei sacerdoti della parrocchia. A loro interessa intimidire, impedire a chi prova una omosessualità indesiderata di chiedere aiuto ed essere effettivamente accompagnato nel superamento del disagio. E per impedire questo sono disposti anche a usare la violenza, come nel novembre dello scorso anno, quando hanno imbrattato di scritte contro l’omofobia la stessa parrocchia, o come nel maggio del 2010, quando hanno sempre imbrattato di scritte la sede di Scienza e Vita di Milano, in concomitanza con la presenza in Italia di Joseph Nicolosi, lo psicoterapeuta americano che propone da decenni con importanti risultati l’approccio riparativo verso quelle persone che gli chiedono di essere aiutate a superare i disturbi dell’omosessualità. In entrambi i casi, lo scopo era quello di mettere paura in chi ha cominciato questo servizio, fra l’altro rispondendo a una domanda reale.

Il recente cambio di amministrazione comunale non c’entra, tanto che le intimidazioni erano cominciate l’anno scorso. C’entra invece una certa atmosfera culturale imposta da una minoranza omosessualista, che non accetta l’esistenza di persone che non si rassegnano a sentire pulsioni sessuali che non desiderano. Una minoranza che non vorrebbe esistessero gruppi e associazioni che aiutano queste persone, ispirandosi all’insegnamento della Chiesa, ma anche al senso comune, e che indicano loro il possibile aiuto terapeutico di bravi psicologi e psicoterapeuti.

È una brutta atmosfera, che ricorda l’inizio degli anni Settanta, quando la violenza cominciò a manifestarsi nelle scuole e nelle università, togliendo il diritto di parola prima, e poi lo stesso diritto di esistere, a coloro che non accettavano di subire intimidazioni da parte di una minoranza violenta. Così, attraverso piccoli e apparentemente insignificanti fatti di cronaca, cominciò la tragica deriva terroristica, che ogni uomo di buon senso spera non si possa mai più ripetere.

- Massimo Introvigne (Osce) scrive al ministro dell'Interno Roberto Maroni