13. 05 2012
Cari Frati Minori,
care figlie della Santa Madre Chiara,
cari fratelli e sorelle: il Signore vi dia pace!
care figlie della Santa Madre Chiara,
cari fratelli e sorelle: il Signore vi dia pace!
Contemplare la Croce di Cristo! Siamo saliti pellegrini
presso il Sasso Spicco della Verna dove «due anni
prima della sua morte» (Celano, Vita Prima, III, 94: FF, 484)
san Francesco ebbe impresse nel suo corpo le piaghe della gloriosa passione di
Cristo. Il suo cammino di discepolo lo aveva portato ad una unione così profonda
con il Signore da condividerne anche i segni esteriori del supremo atto di amore
della Croce. Un cammino iniziato a San Damiano davanti al Crocifisso contemplato
con la mente e con il cuore. La continua meditazione della Croce, in questo
luogo santo, è stata via di santificazione per tanti cristiani, che, durante
otto secoli, si sono qui inginocchiati a pregare, nel silenzio e nel
raccoglimento.
La Croce gloriosa di Cristo riassume le sofferenze del mondo, ma è
soprattutto segno tangibile dell’amore, misura della bontà di Dio verso l’uomo.
In questo luogo anche noi siamo chiamati a recuperare la dimensione
soprannaturale della vita, a sollevare gli occhi da ciò che è contingente, per
tornare ad affidarci completamente al Signore, con cuore libero e in perfetta
letizia, contemplando il Crocifisso perché ci ferisca con il suo amore.
«Altissimu, onnipotente, bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore
et omne benedictione» (Cantico di Frate Sole: FF, 263).
Solo lasciandosi illuminare dalla luce dell’amore di Dio, l’uomo e la natura
intera possono essere riscattati, la bellezza può finalmente riflettere lo
splendore del volto di Cristo, come la luna riflette il sole. Sgorgando dalla
Croce gloriosa, il Sangue del Crocifisso torna a vivificare le ossa inaridite
dell’Adamo che è in noi, perché ciascuno ritrovi la gioia di incamminarsi verso
la santità, di salire verso l’alto, verso Dio. Da questo luogo benedetto, mi
unisco alla preghiera di tutti i francescani e le francescane della terra:
«Noi ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo qui e in tutte le chiese
che sono nel mondo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo».
Rapiti dall’amore di Cristo! Non si sale a La Verna
senza lasciarsi guidare dalla preghiera di san Francesco dell’absorbeat,
che recita: «Rapisca, ti prego o Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, perché io muoia per amore
dell’amor tuo, come tu ti sei degnato di morire per amore dell’amor mio»
(Preghiera “absorbeat”, 1: FF, 277). La contemplazione del
Crocifisso è opera della mente, ma non riesce a
librarsi in alto senza il supporto, senza la forza dell’amore. In questo stesso
luogo, Fra’ Bonaventura da Bagnoregio, insigne figlio di san Francesco, progettò
il suo Itinerarium mentis in Deum indicandoci la via da percorrere per
avviarsi verso le vette dove incontrare Dio. Questo grande Dottore della Chiesa
ci comunica la sua stessa esperienza, invitandoci alla preghiera. Anzitutto la
mente va rivolta alla Passione del Signore, perché è il sacrificio della
Croce che cancella il nostro peccato, una mancanza che può essere colmata solo
dall’amore di Dio: «Esorto il lettore - egli scrive -, prima di tutto al gemito
della preghiera per il Cristo crocifisso, il cui sangue deterge le macchie delle
nostre colpe» (Itinerarium mentis in Deum, Prol. 4). Ma,
per avere efficacia, la nostra orazione ha bisogno delle lacrime,
cioè del coinvolgimento interiore, del nostro amore che risponda all’amore di
Dio. Ed è poi necessaria quella admiratio, che san Bonaventura vede negli
umili del Vangelo, capaci di stupore davanti all’opera salvifica di Cristo. Ed è
proprio l’umiltà la porta di ogni virtù. Non è infatti con l’orgoglio
intellettuale della ricerca chiusa in se stessa che è possibile raggiungere Dio,
ma con l’umiltà, secondo una celebre espressione di san Bonaventura: «[l’uomo]
non creda che gli basti la lettura senza l’unzione, la speculazione senza la
devozione, la ricerca senza l’ammirazione, la considerazione senza l’esultanza,
l’industria senza la pietà, la scienza senza la carità, l’intelligenza senza
l’umiltà, lo studio senza la grazia divina, lo specchio senza la
sapienza divinamente ispirata» (ibidem).
La contemplazione del Crocifisso ha una straordinaria efficacia, perché
ci fa passare dall’ordine delle cose pensate, all’esperienza vissuta; dalla
salvezza sperata, alla patria beata. San Bonaventura afferma: «Colui che guarda
attentamente [il Crocifisso] … compie con lui la pasqua, cioè il passaggio»
(ibid., VII, 2). Questo è il cuore dell’esperienza della Verna,
dell’esperienza che qui fece
il Poverello di Assisi. In questo Sacro Monte, san Francesco vive in se stesso
la profonda unità tra sequela, imitatio e conformatio Christi.
E così dice anche a noi che non basta dichiararsi cristiani per essere
cristiani, e neppure cercare di compiere le opere del bene. Occorre conformarsi
a Gesù, con un lento, progressivo impegno di trasformazione del proprio essere,
a immagine del Signore, perché, per grazia divina, ogni membro del Corpo di Lui,
che è la Chiesa, mostri la necessaria somiglianza con il Capo, Cristo Signore. E anche in
questo cammino si parte - come ci insegnano i maestri medievali sulla scorta
del grande Agostino - dalla conoscenza di se stessi, dall’umiltà di guardare con
sincerità nell’intimo di sé.
Portare l’amore di Cristo! Quanti pellegrini sono saliti
e salgono su questo Sacro Monte a contemplare l’Amore di
Dio crocifisso e lasciarsi rapire da Lui. Quanti pellegrini sono saliti alla
ricerca di Dio, che è la vera ragione per cui la Chiesa esiste: fare da ponte
tra Dio e l’uomo. E qui incontrano anche voi, figli e figlie di san Francesco.
Ricordate sempre che la vita consacrata ha lo specifico compito di testimoniare,
con la parola e con l’esempio di una vita secondo i consigli evangelici,
l’affascinante storia d’amore tra Dio e l’umanità, che attraversa la storia.
Il Medioevo francescano ha lasciato un segno indelebile in questa vostra Chiesa
aretina. I ripetuti passaggi del Poverello d’Assisi e il suo indugiare nel
vostro territorio sono un tesoro prezioso. Unica e fondamentale fu la vicenda
della Verna, per la singolarità delle stimmate impresse nel corpo del serafico
Padre Francesco, ma anche la storia collettiva dei suoi frati e della vostra
gente, che riscopre ancora, presso il Sasso Spicco, la centralità del Cristo
nella vita del credente. Montauto di Anghiari, Le Celle di Cortona e l’Eremo di
Montecasale, e quello di Cerbaiolo, ma anche altri luoghi minori del
francescanesimo toscano, continuano a segnare l’identità delle Comunità aretina,
cortonese e biturgense.
Tante luci hanno illuminato queste terre, come santa Margherita da Cortona,
figura poco nota di penitente francescana, capace di rivivere in se stessa con
straordinaria vivacità il carisma del Poverello d’Assisi, unendo la
contemplazione del Crocifisso con la carità verso gli ultimi. L’amore di Dio e
del prossimo continua ad animare l’opera preziosa dei francescani nella vostra
Comunità ecclesiale. La professione dei consigli evangelici è una via maestra
per vivere la carità di Cristo. In questo luogo benedetto, chiedo al Signore che
continui a mandare operai nella sua vigna e, soprattutto ai giovani, rivolgo il
pressante invito, perché chi è chiamato da Dio risponda con generosità e abbia
il coraggio di donarsi nella vita consacrata e nel sacerdozio ministeriale.
Mi sono fatto pellegrino alla Verna, come Successore di Pietro, e vorrei che
ognuno di noi riascoltasse la domanda di Gesù a Pietro: «Simone, figlio di
Giovanni, mi ami più di costoro?... Pasci i miei agnelli » (Gv 21,15). E’
l’amore per Cristo alla base della vita del Pastore, come pure di quella del
consacrato; un amore che non ha paura dell’impegno e della fatica. Portate
questo amore all’uomo del nostro tempo, spesso chiuso nel proprio
individualismo; siate segno dell’immensa misericordia di Dio. La pietà
sacerdotale insegna ai sacerdoti a vivere ciò che si celebra, spezzare la
propria vita per chi incontriamo: nella condivisione del dolore, nell’attenzione
ai problemi, nell’accompagnare il cammino di fede.
Grazie al Ministro Generale José Carballo per le sue parole, all’intera
Famiglia francescana e a tutti voi. Perseverate, come il vostro Santo Padre,
nell’imitazione di Cristo, perché chi vi incontra incontri san Francesco e
incontrando san Francesco incontri il Signore.