Il successo planetario del libro della sociologa israeliana Eva
Illouz «Perché l'amore fa soffrire», che ho a suo tempo recensito su «La
nuova Bussola quotidiana», ha spinto molti altri intellettuali a
interrogarsi sulla crisi dell'amore dopo il Sessantotto, e le case
editrici ci hanno costruito sopra una piccola industria. Sempre su
queste colonne abbiamo parlato dell'intelligente risposta alla Illouz di
un filosofo coreano che insegna in Germania, Byung-Chul Han, nel suo
libro «Eros in agonia». Non poteva mancare la voce dell'archistar della
sociologia, il polacco Zygmunt Bauman, di cui il Mulino ha appena
tradotto «Gli usi postmoderni del sesso», mentre in inglese è uscita una
nuova edizione del suo classico «Amore liquido».
La nozione di Bauman di «società liquida» fu citata
anche da Benedetto XVI. È una società dove non ci sono più relazioni
solide, stabili, ma tutto è effimero e tutto si cambia. La maggioranza
cambia lavoro, casa, città più e più volte nella vita, e perfino nel
calcio i giocatori «bandiera» che passano tutta la carriera nella stessa
squadra sono una specie in via di estinzione. Le statistiche ci dicono
che in Occidente più della metà delle persone cambia anche marito o
moglie, non perché resta vedovo ma perché divorzia. Quanto ai molti che
non si sposano - la maggioranza in diversi Paesi - cambiano compagno e
compagna ancora più spesso. Anche l'amore è diventato «liquido»,
sostiene Bauman: «perché dovrei continuare a tenermi lo stesso partner
quando ho già cambiato tre telefonini?». «Ciò che prima era considerata
eresia del libertinismo, piuttosto che disturbo sessuale o perversione,
ora diventa la norma culturale con l'autosufficienza dell'erotismo,
ovvero con la libertà di cercare il piacere sessuale fine a se stesso».
Anche Bauman, come Eva Illouz, fa risalire la
rivoluzione nei rapporti amorosi al Sessantotto, e in genere agli anni
1960 e al consumismo, cui le ideologie sessantottine hanno fatto un
grande favore eliminando i freni morali alla pandemia del consumo. Così
il rapporto amoroso diventa «quello tipico fra clienti e servizi,
consumatori e merci». Non c'entra la prostituzione ma un modo di vivere
le persone e l'amore come viviamo le cose: nessuno, nota Bauman, giura
fedeltà all'automobile, al computer o alle azioni che ha comprato in
borsa. Questo avviene, naturalmente, perché quello che chiamiamo «amore»
si è ridotto al rapporto sessuale. L'amore di per sé non sarebbe
«liquido»: richiederebbe per esistere un rapporto permanente e stabile,
nella buona e nella cattiva sorte, una disponibilità a vivere insieme
anche i momenti difficili e dolorosi. L'amore «liquido», ridotto a
soddisfazione sessuale con una spruzzata di sentimento, invece è per sua
natura effimero: so che lo cambierò, come l'automobile, quando troverò
un modello migliore o quando comincerà a perdere colpi.
Liberazione? Bauman teme di essere accusato di
moralismo e, da buon sociologo, non propone giudizi di valore. Fa notare
però i costi enormi, a fronte dei presunti benefici, che l'amore
«liquido» porta con sé. La Illouz ha ragione, le donne patiscono il
nuovo «amore» più degli uomini, ma il femminismo ha creato una certa
reciprocità. Posso sentirmi molto libero se posso trattare il partner
come un cellulare, da cambiare appena ne trovo uno migliore. Ma so che
il partner mi tratta nello stesso modo. Di qui una continua insicurezza,
che travolge anche il sesso: se la mia performance non è ottimale, so
già che la mia compagna o compagno mi rottamerà e si rivolgerà altrove.
Le statistiche sui divorzi mostrano che neppure il matrimonio vince
l'insicurezza. Altro che libertà sessuale...
Due postille meritano di essere aggiunte. La prima è
che in una recente intervista Bauman ha suggerito che il Sesamo della
sicurezza si aprirebbe con la parola magica di un amore fedele, stabile e
non legato alla soddisfazione e alla prestazione. Ma dubita che questo
sia ancora possibile oggi. La seconda postilla è che in «Amore liquido»
Bauman sostiene che, sapendo che il mio partner mi tratta come un
oggetto di consumo e potrò essere rottamato in qualunque momento, fino a
ieri dovevo guardare in cagnesco come potenziali concorrenti solo le
persone del mio stesso sesso. Oggi non è più così: il mio partner è
esposto a un bombardamento di messaggi che lo o la persuadono che va
sperimentata anche l'omosessualità e tutti diventano dunque mie
concorrenti, senza distinzione di sesso. I media ripetono a tutti quello
che, parlando di omosessualità, in una famosa intervista il giornalista
gay Signorini disse a Berlusconi: «Tu non sai cosa ti perdi». Se poi -
lo aggiungo io, non Bauman - dicessi alla persona con cui divido la
vita, citandole il Catechismo della Chiesa Cattolica, che le relazioni
omosessuali sono oggettivamente disordinate e il disordine non dà mai
la vera felicità, dovrei stare bene attento a no farmi sentire da
nessuno. Le leggi sull'omofobia incombono.