Die Welt: Lei era a Roma per la celebrazione del
giubileo del Concilio Vaticano II. Per lei personalmente è stato un
motivo di festeggiamento?
Robert Spaemann: In verità no. Innanzi tutto si deve
poter dire apertamente che è iniziata un’epoca di decadenza. Una
celebrazione giubilare non può assolutamente ignorare il fatto che
migliaia di sacerdoti già durante il Concilio hanno lasciato il loro
ministero.
Die Welt: Qual è la responsabilità del Concilio a tal proposito?
Robert Spaemann: Il Concilio si inserì in un
movimento diffusosi all’intero Occidente che partecipò alla cultura
della rivoluzione. Papa Giovanni XXIII disse allora che il fine del
Concilio era l’aggiornamento della Chiesa. Questo fu tradotto da molti
con adattamento, adattamento al mondo. Ma fu mal interpretato.
Aggiornamento significa: attualizzare ai tempi moderni l’opposizione che
la Chiesa ha avuto, e sempre deve avere, nei confronti del mondo.
Questo è il contrario di adattamento.
Die Welt: Però Giovanni XXIII nel suo discorso di
apertura del Concilio ha risvegliato le attese e ha lasciato intendere
che si trattasse di adattamento.
Robert Spaemann: Questo è vero. Giovanni XXIII era
un uomo profondamente devoto. Ma lo caratterizzava un ottimismo tale che
definirei quasi scellerato. Tale ottimismo non era giustificato. Del
resto, la prospettiva storica cristiana è conforme a quella del Nuovo
Testamento: alla fine ci sarà una grande apostasia, e la storia si
scontrerà con l’Anticristo. Ma di questo il Concilio non ne parla. Si è
eliminato tutto ciò che allude a liti o conflitti, finanche nei libri
dei canti liturgici. Si è voluto benedire lo spirito del mondo
emancipatore e culturalmente rivoluzionario.
Die Welt: Se in Germania, come è successo all’inizio
dell’anno, un tribunale stabilisce che la Chiesa cattolica può essere
definita un’impunita “setta di pedofili”, nessuno protesta. Questo anche
ha a che fare con lo spirito del Concilio Vaticano II?
Robert Spaemann: Sì. Il Concilio ha indebolito i
cattolici. La Chiesa si è sempre trovata in lotta, una lotta spirituale,
non militare, ma pur sempre una lotta. L’Apostolo Paolo parla delle
armi della luce, dell’elmo della fede ecc. Oggi la parola “nemico” è
diventata indecente, lo stesso comandamento “Amate i vostri nemici”
non ha più senso perché non siamo più autorizzati ad avere nemici. Per i
cosiddetti cattolici progressisti vi è in realtà ancora un solo nemico:
i tradizionalisti. Questa sì che è un’eredità del Concilio. Certamente
noi cristiani non dovremmo usare nessuna violenza per le offese arrecate
alla nostra fede e alla Chiesa. Ma protestare dovrebbe essere
possibile.
Die Welt: I testi che il Concilio ha approvato dopo
lunghe discussioni sono vaghi compromessi. Chi ha vinto, riformatori o
tradizionalisti?
Robert Spaemann: Nessuno dei due. Entrambi gli
schieramenti hanno agito al Concilio come fazioni politiche. Questo vale
soprattutto per il partito dei progressisti. Quando prevedevano che su
una proposta di risoluzione non avrebbero ottenuto la maggioranza,
introducevano nella formulazione di compromesso alcune clausole
generali, che gli avrebbero permesso, dopo il Concilio, di rendere le
risoluzioni più malleabili. Hanno spesso lavorato in modo cospirativo. E
ad oggi hanno ancora la prerogativa dell’interpretazione del Vaticano
II. Ma gradualmente sta prendendo piede una nuova coscienza. Lentamente
la smettiamo di prenderci in giro. Tutto è diventato così avvizzito:
uomini che negano la risurrezione di Cristo rimangono professori di
teologia cattolica e possono predicare in quanto sacerdoti durante le
Messe. Fedeli invece che non vogliono pagare la tassa per il culto (in Germania, ndt) vengono cacciati dalla Chiesa. C’è qualcosa che non va.
Die Welt: Cosa intende quando dice che i novatori avrebbero la prerogativa di interpretazione sul Vaticano II?
Robert Spaemann: Le dò tre esempi. Oggi viene spesso
detto che per poco il Concilio non ha abolito il celibato. Bisognerebbe
però portare a compimento gli approcci precedenti. Perché mai prima
alcun Concilio ha difeso il celibato con così tanto vigore.
Secondo esempio. I vescovi tedeschi hanno annunciato nella cosiddetta
dichiarazione di Königstein che l’insegnamento della Chiesa in materia
di “pillola” non è vincolante. Il Concilio aveva detto esattamente il
contrario, ovvero che l’insegnamento della Chiesa su questa questione
obbliga in coscienza i cattolici.
Terzo esempio: tutti sanno che il Concilio ha autorizzato la lingua
volgare nella liturgia. Nessuno però sa che il Concilio ha soprattutto
ribadito che la lingua propria della liturgia della Chiesa occidentale è
e riamane il latino. E Papa Giovanni XXIII ha appositamente scritto
un’enciclica sul significato del latino per la Chiesa occidentale
Die Welt: Cos’è che la disturba innanzitutto?
Robert Spaemann: Non penso a singole decisioni ma
principalmente a ciò che veramente è accaduto durante il Concilio. Forse
si dovrebbe ricominciare a leggere i testi originali. Già alla fine del
Concilio, come scrive Joseph Ratzinger, è emerso come uno spettro, ciò
che è stato chiamato lo “spirito del Concilio” il quale, solo molto
condizionatamente, aveva a che fare con le decisioni fattuali. Spirito
del Concilio significa: volontà di innovazione. Fino ad oggi i
cosiddetti riformatori si richiamano allo spirito del Concilio per
giustificare tutte le possibili idee di riforma e con questo intendono
adattamento. Oggi però abbiamo bisogno del contrario della
“mondanizzazione della Chiesa”, che già Lutero deplorava. Abbiamo
bisogno di ciò che il Papa chiama la “fine della mondanizzazione”
(Entweltlichung).
Die Welt: Lei ha scritto: “L’autentico progresso
rende talvolta necessarie correzioni di rotta e in talune circostanze
anche passi indietro”. Ma come può la Chiesa invertire rotta?
Robert Spaemann: Fondamentalmente deve fare quello
che ha sempre fatto: deve sempre tornare indietro. La Chiesa vive della
vita dei Santi, che sono i modelli di vera conversione. Non è
accettabile che la Chiesa in Germania, a cui appartiene la casa editrice
“Weltbildverlag”, si mantiene da anni mediante la vendita di materiale
pornografico. Per dieci lunghi anni i cattolici hanno informato di
questo i vescovi e non è successo niente. Ora che tutto è venuto alla
luce, il segretario della Conferenza Episcopale Tedesca ha tacciato con
disprezzo questi fedeli di fondamentalisti. Che questa prassi di
commercio sia stata introdotta ha ben poco a che fare con una reale
inversione di rotta.