Riporta «Il Giornale» dell’8 novembre che la Federfauna
ha istituito il premio «Adolf Hitler» per coloro che nel corso
dell’anno si sono particolarmente distinti nell’amore per gli animali.
Pare che favoriti siano l’ex sottosegretario Michela Brambilla e il
filosofo australiano Peter Singer, arcinoto fautore di vegetarianismo,
aborto, eutanasia e «amore libero» nel senso più ampio possibile.
Il vincitore riceverà una targa con la foto del Führer che accarezza i caprioli
(sullo sfondo, Auschwitz e la scritta “Animal Rights” corretta in
“Animal Reich”). Luogo e data: la rossa Bologna, 24 novembre. Perché il
24 novembre? Perché in quel giorno, nel 1933, Hitler fece varare la
prima legge al mondo a favore degli animali, detta Tierschutgesetz.
Hitler era infatti, oltreché vegetariano, astemio e odiatore fanatico
del fumo, un acceso animalista e sotto di lui la Germania fu la prima
nazione a vietare la vivisezione negli istituti di ricerca. Il Terzo
Reich arrivò a proibire il fumo nelle caserme della Luftwaffe (come ho
più ampiamente riferito nel mio libro I mostri della Ragione,
Ares) negli anni in cui tutto il pianeta fumava con gusto e gli Usa
erano costellati di cartelloni in cui si invitava a fumare perché
«faceva bene». Cosa sarebbero i films degli anni Trenta senza Humphrey
Bogart e la sua perenne sigaretta accesa?
Hitler adorava la sua cagna Blondie, un pastore (va
da sé) tedesco (deutscherschäferhund), da cui non volle separarsi
nemmeno nel bunker finale e che condivise con Eva Braun la pozione
avvelenata. I giornali italiani anteguerra riportavano vignette
satiriche in cui Hermann Goering (che condivideva le passioni di Hitler)
passava tronfio in rivista tra due file di cani che gli facevano il
saluto nazista. Il Reich costrinse gli scienziati tedeschi a studiare
gli effetti del fumo e questi furono i primi a evidenziare il rapporto
tra fumo e cancro ai polmoni.
Insomma, l’attuale trend di pensiero ha tutto il suo apparato salutista,
animalista, vegetariano, abortista, eutanasico ed eugenetico già
presente nel Terzo Reich. È un’ascendenza imbarazzante, certo, ma carta
canta. L’amore sviscerato della filosofia nazista per le bestie dimostra
che il vecchio detto «chi non ama gli animali non ama gli uomini» non è
altro che una emerita fesseria.
La Federfauna, confederazione italiana di allevatori, commercianti e detentori di animali,
intende col premio Hitler «riaffermare l’idea che gli animali, pur con i
loro diritti, restano sempre funzionali all’uomo». Ovviamente, i
favoriti al premio e gli animalisti in toto si sono infuriati per
l’evidente presa di fondelli. Ma il presidente della Federfauna,
Massimiliano Filippi sembra deciso ad andare fino in fondo, tant’è che
al premiato verrà imbandita una cena di gala «a base di prodotti di
origine animale, che costituisce il resto del premio». Gli animalisti,
ripetiamo, non hanno gradito e hanno risposto per le rime. Ma certi loro
metodi - taglio di reti, distruzione di gabbie (e conseguente morte per
fame di visoni “liberati”), vernice sulle pellicce delle signore,
vetrine di pelletterie spaccate, blitz nei centri di ricerca - ricordano
alla lontana, piaccia o no, quelli delle camicie brune.
Notizia recente: la morte di decine di cani da caccia in Valtrompia,
storica zona di doppiette, letteralmente disseminata di bocconi
avvelenati per opera di ignoti. Le autorità hanno dovuto mettere
sull’avviso i proprietari di cani, perché il rischio è realmente alto
(anche i cani da compagnia possono imbattersi nei nefasti bocconi,
magari passeggiando nei boschi). Certo, non è giusto puntate il dito
sulle associazioni animaliste, perché nessuno ha rivendicato il gesto. È
però vero che gli uccellini del bresciano quest’anno potranno stare
tranquilli.
Ormai i cani, anche di grossa taglia, e ogni altro animale da compagnia possono salire sui treni,
entrare nei negozi e aggirarsi tra gli ombrelloni. Ciò, certo, darà (e
già dà) luogo a infiniti litigi con strascichi negli intasatissimi
tribunali italiani, perché non tutti proprietari di animali sono educati
o almeno non egoisti. Ma gli animalisti sono una minoranza aggressiva e
ideologizzata. E, come tale, non si fermerà finché non avrà imposto i
suoi diktat a tutta la nazione. Comprensibili le tasche piene della
Federfauna, che, a differenza di altri, ha scelto l’innocua arma dello
sberleffo.