L'11 luglio cade la Giornata Mondiale per la Popolazione e l’United
Nations Population Fund (UNFPA) – l’organismo dell’ONU che da sempre
diffonde il verbo abortista e contraccettivo nel mondo - mette
quest’anno il focus sulle gravidanze delle adolescenti. Nel messaggio
introduttivo il direttore esecutivo Babatunde Osotimehin scrive: “Senza
dubbio le gravidanze mettono in pericolo i diritti, la salute,
l’educazione e le potenzialità di quelle adolescenti che sono ancora
bambine privandole di un futuro migliore”. Ciò a dire che un bambino che
viene al mondo è un ostacolo alla propria realizzazione personale.
“Complicanze nella gravidanza o nel parto – continua Osotimehin - sono
la causa principale [sic] della morte delle ragazze in questa età,
specialmente nei paesi in via di sviluppo. Le gravidanze delle
adolescenti non sono solo una questione che attiene alla salute, ma è
una questione di sviluppo. Queste ragazze sono radicate nella povertà,
nella disuguaglianza di genere, nella violenza, vi sono matrimoni
forzati di ragazzine, disequilibrio di potere tra le ragazze adolescenti
e i loro pari età maschi, mancanza di educazione e il fallimento dei
sistemi sociali e delle istituzioni per tutelare i loro diritti. Porre
fine alle gravidanze nelle adolescenti richiede un impegno da parte
delle nazioni, delle comunità locali e delle singole persone, tanto nei
paesi in via di sviluppo come in quelli già sviluppati al fine di
investire nelle ragazze adolescenti”.
Insomma per il direttore dell’UNFPA il male assoluto
per le adolescenti sono le gravidanze sia quelle indesiderate che
quelle volute, male da sradicare sempre e comunque. Da qui la soluzione:
“Agli adolescenti e giovani si deve offrire un’educazione integrale
sulla sessualità, appropriata alla loro età, al fine di sviluppare la
conoscenza e le capacità che sono necessarie per proteggere la loro
salute nell’arco di tutta la vita. Senza dubbio l’educazione e
l’informazione non sono sufficienti. I servizi di salute riproduttiva di
buona qualità (leggi “aborto e contraccezione”) devono essere
facilmente accessibili per gli adolescenti. […] A livello locale le
comunità devono offrire le infrastrutture necessarie e adatte ai giovani
per l’assistenza alla salute riproduttiva”. A fronte di quanto
affermato da Osotimehin forse sarebbe meglio chiamare questa giornata
non Giornata Mondiale per la Popolazione, ma Giornata Mondiale contro la
Popolazione.
Stessa musica si è ascoltata dal 7 al 10 luglio a
Noordwijk, nei Paesi Bassi, dove si è svolta l’ultima Conferenza
Internazionale su Popolazione e Sviluppo promossa sempre dall’UNPFA ed
anche dal governo dei Paesi Bassi e dall’Alto Commissariato delle
Nazioni Unite per i diritti umani. Presenti i rappresentanti di 126
paesi. La Conferenza fa parte del progetto dell’ONU in merito alla
verifica e revisione degli obiettivi posti dal Programma d’Azione del
Cairo del 1994. Le sessioni plenarie si sono incentrate su questi temi:
il genere, la discriminazione in ogni suo ambito, la salute sessuale e
riproduttiva, i diritti riproduttivi, la mortalità materna, l’accesso
alla pianificazione familiare, l’accesso all’aborto sicuro laddove è
legale.
Aborto e contraccezione sono le due parole d’ordine
che gli organismi internazionali, le lobby di potere e non pochi governi
stanno ripetendo ad alta voce in ogni occasione, opportuna o non
opportuna. Ad esempio dal 30 giugno al 3 luglio si è svolta a Kuala
Lumpur, in Malesia, la VII International AIDS Society Conference on HIV
Pathogenesis Treatment and Prevention. C’erano i rappresentanti del
capitalismo mondiale: Bill Gates, Andrew Carnegie, magnate delle
ferrovie; il petroliere della Standard Oil John Rockefeller; Henry Ford;
John Kellogg, il re dei cereali. Poi Cecile Richards, presidente della
Planned Parenthood Federation of America (di cui Gates senior fu uno dei
fondatori); l’International Pregnancy Advisory Service; la Global Fund
for Women e poi ancora l’immancabile e già citato Babatunde Osotemehin e
il bioeticista Peter Singer. Tutti filo abortisti e tutti con diritto
di parola.
La conferenza sull’AIDS è stato il paravento dietro
cui lanciare nuovi progetti abortisti. Ad esempio negli “eventi
collaterali” è stata inserita una tavola rotonda organizzata dalla Post
Abortion Care Consortium, la quale è una rete di quattro agenzie
abortiste: la Planned Parenthood, la Pathfinder, l’IPA e le Jhpiego,
quest’ultima specializzata nel diffondere l’aborto chimico tra i
giovani. Interessante poi una sessione ospitata dall’ International
Federation of Gynecology and Obstetrics and Gynuity Health che aveva
questo titolo “Misoprostolo e la cura delle emorragia post-partum”. Jill
Sheffield fondatrice della Women Deliver - lobby abortista che ha
tenuto il suo congresso internazionale sempre a Kuala Lumpur qualche
giorno prima - ha affermato che questo farmaco è una delle scoperte “più
eccitanti” nel campo della salute riproduttiva. L’OMS ha inserito
questo preparato nella lista dei farmaci essenziali, però ha anche
ammesso che tale farmaco è sì importante per fermare l’emorragia ma
funziona meglio l’ossitocina. L’intento in realtà è quello di usarlo per
finalità abortive. E infatti un’altra sessione dal titolo “Aborto
sicuro” è stata dedicata ad “Accesso al misoprostolo per l’aborto nelle
comunità locali e strategie pratiche di difesa”: la sessione è stata
organizzata da Planned Parenthood, Marie Stopes and Population Council.
Il direttore di Jhpiego, il dott. Harshad Sanghvi, ha reso noto che la
sua agenzia ha formato “operatori analfabeti presso le varie comunità
locali” di Africa e Asia per individuare le donne in gravidanza, dare
loro il preparato affinchè poi loro stesse – forse durante la stessa
gravidanza così da provocare l’aborto – si somministrino il preparato.
Gran parte della ricerca su questo preparato è stata finanziata dalla
Fondazione Gates.
Sempre a Kuala Lumpur la rappresentante dell’United
States Agency for International Development, Judy Manning, ha dichiarato
che “agenzie per la salute riproduttiva”, ricercatori, imprese biotech,
agenzie di finanziamento pubbliche e private come la Fondazione Gates
hanno lavorato dal 2009 sulle nanotecnologie per fornire “vaccini
polivalenti” e combinazioni di farmaci per mettere a punto una “suite”
di prodotti contraccettivi efficaci per tutto l’arco di una vita della
donna. Ha esemplificato parlando di “anelli vaginali” e “ormoni
iniettabili a lunga durata”. Il tutto assomiglia ad una campagna per la
sterilizzazione di massa tramite “vaccini”. Che la Conferenza sull’AIDS
sia solo un pretesto per sdoganare l’aborto nel mondo è stato poi
confermato dalla Manning stessa la quale ha affermato che si stanno
mettendo a punto vaccini e farmaci per "prevenire contemporaneamente la
gravidanza, l’HIV, HSV-2 e l’ HPV che causano il cancro cervicale."
Insomma per questi signori la gravidanza è una patologia ed una
patologia grave tanto quanto l’AIDS e il cancro.
In un’altra sessione dedicata al tema “Bisogno
insoddisfatto di contraccezione” Melinda Gates, moglie di Bill, ha fatto
sapere che la Fondazione Gates ha finora raccolto 2,6 miliardi di
dollari da destinare a campagne contraccettive. L’obiettivo è arrivare a
6 miliardi entro il 2020 per distribuire 120 milioni di contraccettivi
nei paesi poveri. A margine ricordiamo che la Fondazione Gates ha finora
raccolto 4 miliardi di dollari per finanziare le attività di
organizzazioni abortiste nei paesi in via di sviluppo. La Fondazione
sovvenziona soprattutto Planned Parenthood, Care International, Save the
Children, Marie Stopes e l’Unpfa. La signora Gates, che da sempre si è
dichiarata cattolica, ha poi aggiunto: "Oggi, 200 milioni di donne non
hanno i contraccettivi che vogliono”. La smentita è arrivata subito.
Infatti un giornalista di una radio e di una emittente televisiva del
Camerun ha detto che il suo paese "ha ricevuto una enorme partita di
contraccettivi nel 2011 da UNFPA", ma solo "circa il 2 per cento" delle
donne effettivamente li usa perché in realtà nessuno li vuole. Altro che
“bisogno insoddisfatto”. Al giornalista ha risposto il direttore
dell’UNPFA: “noi di UNFPA continueremo a fare del nostro meglio per
garantire non solo formazione, ma altresì per incoraggiare i governi, le
comunità locali, le organizzazioni della società civile, le chiese e
moschee a perseguire questo obiettivo". Gli ha fatto eco Awa Coll-Seck,
Ministro della Salute per il Senegal, che ha aggiunto "spetta al governo
risolvere realmente questi tipi di problemi” e “incoraggiare le persone
a utilizzare la contraccezione e i servizi per abortire. […] Non
possiamo avere solo una parte dell'equazione di mercato – ha continuato -
ora la questione attiene ad un problema di domanda. Abbiamo bisogno di
fare molta campagna informativa, molte attività relative all’istruzione,
al coinvolgimento della comunità per garantire che questi prodotti
saranno utilizzati". Insomma se la domanda non c’è la si crea, come per
qualsiasi altro prodotto da supermercato.