Gli obiettivi del millennio sono otto punti programmatici che tutti i
191 stati membri dell’ONU si sono impegnati a realizzare entro il 2015.
Dato che questa data si avvicina e l’Unione Europea si è accorta che
tali obiettivi sono ben lungi dall’essere stati raggiunti, ecco che si
guarda già al dopo 2015 e si stilano le linee operative future per tutti
i paesi europei.
Il 5 giugno scorso a tal proposito è stato approvato
il “Report sugli obiettivi di sviluppo del millennio – definizione del quadro post-2015”
elaborato dalla Commissione sviluppo del Parlamento europeo. Nella
genericità e quindi fumosità di questo documento di 38 pagine si possono
intravvedere sicuramente aspetti positivi in merito alla lotta alla
povertà e alla discriminazione, nonché riguardo alla tutela dei diritti
fondamentali per i cittadini europei. Ma se poi si gratta un po’ via la
vernice dorata che è stata stesa sopra questi principi si scopre cose
intende l’Unione europea per “povertà”, “discriminazione” e “diritti
fondamentali”.
Ad esempio “l’eliminazione della povertà – si legge nel report - è una multi-lotta:
la definizione [di povertà] dovrebbe essere ampliata invece di essere
ristretta al solo problema dell’accesso ad una certa soglia monetaria”. E
infatti la povertà secondo la Commissione sviluppo interessa anche la
discriminazione di genere. La prova viene dal fatto che sotto il
paragrafo “L’eliminazione della povertà” si può leggere: “si
incoraggiano politiche di integrazione della parità di genere orientate
alla crescita […] e di includere la parità di genere in tutte le
politiche, programmi e le strategie dell’UE. […] Deve essere data
particolare attenzione alla formazione di uomini e donne su questioni
attinenti al genere nella scolarizzazione primaria, per cambiare
gradualmente atteggiamenti e stereotipi sociali”.
Insomma il povero rimarrà tale se non si inchina all’ideologia gender. Non solo: per chi siede a Strasburgo il vero povero è colui che non può ricorrere ad aborto e contraccezione. Infatti sempre nel paragrafo dedicato alla povertà la Commissione “invita l’UE a difendere con forza il diritto ad un più alto standard di salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva […] anche fornendo pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi”. Insomma un tempo se eri povero ti tiravano le pietre, ora i preservativi. Per paradosso forse era meglio prima.
Insomma il povero rimarrà tale se non si inchina all’ideologia gender. Non solo: per chi siede a Strasburgo il vero povero è colui che non può ricorrere ad aborto e contraccezione. Infatti sempre nel paragrafo dedicato alla povertà la Commissione “invita l’UE a difendere con forza il diritto ad un più alto standard di salute, compresa la salute sessuale e riproduttiva […] anche fornendo pianificazione familiare volontaria, aborti sicuri e contraccettivi”. Insomma un tempo se eri povero ti tiravano le pietre, ora i preservativi. Per paradosso forse era meglio prima.
Quindi la UE sciorina soluzioni sulla povertà ma mira a ben altro.
E’ un po’ come la lima che i parenti dei carcerati cercavano di
nascondere nelle arance quando andavano a trovarli. Io ti parlo di
povertà ed intanto ti sdogano il pensiero gay e l’aborto.
In Europa sono davvero ossessionati da aborto e omosessualità.
Infatti questi due temi potevano benissimo essere ricompresi – così
come lo sono in molti altri documenti dell’UE – nell’obiettivo del
millennio “Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne” e
in quello “Migliorare la salute materna”. Però l’occasione fa l’uomo gay
e abortista e così chi sta nella sala dei bottoni in Europa - affinchè
il verbo abortista e quello omosessualità non manchino nelle agende
anche di coloro che si occupano di povertà - ha pensato bene di mettere
a punto un’innovativa ricetta per non morire più di fame nei paesi in
via di sviluppo: aderire al credo gay e all’aborto.
Che la questione omosessuale sia cruciale per la
soddisfazione degli obiettivi del millennio trova poi conferma in molti
altri passaggi di questo documento. Ad esempio nel paragrafo “Approccio
fondato sui diritti umani” si preme di ricordare che una “particolare
attenzione” deve essere rivolta verso le “persone LGBT” e che occorre
“vietare la discriminazione” basata, tra gli altri motivi, sull’
“orientamento sessuale [e] identità di genere”. Ovviamente non può
mancare un Grande Fratello Europeo che tutto scruta e tutti punisce. Nel
paragrafo “Meccanismi di monitoraggio e indicatori” così si stabilisce:
“L’UE, le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni
internazionali devono adottare una combinazione appropriata di
indicatori quantitativi e qualitativi. Un meccanismo multidimensionale
dovrebbe valutare e prendere in considerazione le questioni rilevanti
quali […] l’uguaglianza di genere”. Un metro comune per la
discriminazione omosessuale, per evitare di discriminare tra loro con
punizioni diverse gli eterosessuali dissenzienti e riottosi. Questa è la
vera uguaglianza.
L’omino della strada si domanderà: “Tutti questi
progetti ed iniziative, costeranno. E chi paga tutto questo?”. Che
scoperta: il signor Pantalone siamo tutti noi. Infatti al punto 69 del
documento si spiega che gli obiettivi del millennio saranno raggiunti
grazie al prelievo dello 0,7% del PIL nazionale di tutti i paesi membri e
grazie ad una tassa sulle transazioni finanziarie. Lo 0,7% del PIL
italiano corrisponde a più di 10milardi di euro. Tanti sono i soldi che
il popolo italico dovrà forse sborsare per promuovere, tra le altre
cose, aborto, contraccezione e omosessualità. Una tassa per demolire i
principi non negoziabili.
Se questo prelievo non bastasse il report della Commissione sviluppo
tranquillizza gli animi: al punto 68 rende noto che altri quattrini
dovrebbero venire da “partenariati pubblico-privati”. Un modo per far
entrare dalla porta principale le lobby abortiste e omosessualiste le
quali a fronte di qualche emolumento chiederanno come merce di scambio ¬
– tiriamo ad indovinare - “nozze” gay per tutti, indottrinamento
“gender” sin dalla tenera età e aborto post-natale.