(di Marco Tosatti su blog “San Pietro e dintorni”, La
Stampa.it) Riportiamo alcuni brani di un lungo articolo di don Dariusz
Oko, Dottore di ricerca del Dipartimento di Filosofia dell’Università
Pontificia Giovanni Paolo II di Cracovia, su un tema scottante: e cioè l’omosessualità nella Chiesa.
Il suo testo è stato pubblicato su varie riviste, per ultima sulla prestigiosa rivista teologica tedesca “Theologisches”.
“Da molte settimane in Polonia ha luogo un’accesa discussione sulla
“omosessualità clandestina nella Chiesa” causata dalle dichiarazioni di
don Tadeusz Isakowicz-Zaleski nel suo ultimo libro “Mi importa della
verità”. Alcuni negano l’esistenza di questo mondo sommerso e divulgano
tesi del tutto contrarie all’insegnamento della Chiesa; in entrambi i
casi ciò non corrisponde al vero .
Vista la serietà del problema, mi sento in dovere di prendere la parola, perché anch’io vorrei la verità;
ma soprattutto vorrei il bene, il bene fondamentale dell’uomo e della
Chiesa, la comunione fondamentale della sua vita”. Scrive Oko : “Il
dovere di prendere posizione sul problema dell’omosessualità clandestina nella Chiesa
è legato al mio impegno nella critica filosofica dell’ideologia e della
propaganda omosessuale (in breve omoideologia e omopropaganda), della
quale mi occupo da tanti anni su richiesta e con l’incoraggiamento di
molti cardinali e vescovi”. “Ho iniziato il mio lavoro come una lotta
contro una mortale minaccia esterna al cristianesimo, ma poco, a poco ho
scoperto che la divisione fra esterno ed interno non è così facile.
L’avversario non è soltanto all’esterno della Chiesa, ma è anche già ben radicato al suo interno,
pur se spesso dissimulato come un “cavallo di Troia”. Il problema
dell’omoideologia e dell’omolobby non esiste soltanto all’esterno della
Chiesa, ma è ben presente anche al suo all’interno, dove l’omoideologia diventa omoeresia”.
E continua: “Per prima cosa bisogna denunciare una menzogna
generalizzata da parte dei mass media che parlano continuamente della
pedofilia del clero, mentre il più delle volte si tratta di efebofilia,
cioè una degenerazione che non consiste nella attrazione sessuale da
parte di maturi maschi omosessuali per i bambini, ma per ragazzi
adolescenti in età puberale. È una tipica deviazione legata all’omosessualità.
Le conoscenze principali su questo argomento derivano dal
fatto che più dell’80% dei casi di abusi sessuali del clero scoperti
negli Stati Uniti sono costituiti da efebofilia, e non da pedofilia.
Eppure tutto questo non sarebbe successo senza l’esistenza di quel
mondo sommerso del quale i pubblici ministeri hanno svelato soltanto la
punta dell’iceberg”. L’autore ricorda alcuni casi eccellenti: quello di
mons. Julius Paez in Polonia, di mons. Magee in Irlanda, di Rembert
Weakland negli Stati Uniti, oltre al bisessuale fondatore dei Legionari
di Cristo. “La condotta di Rembert Weakland, un arcivescovo
particolarmente ‘liberale’ e ‘aperto’, che negli anni 1977-2002 ha
diretto la diocesi di Milwaukee negli Stati Uniti, dimostra fino a che
punto possono spingersi i combattenti preti gay in abito talare. Lui
stesso ha ammesso di essere gay e di aver avuto rapporti sessuali
continuativi con molti partner.
Nel corso di tutti i 25 anni del suo ufficio, si è sempre opposto al papa ed alla Santa Sede
in molte questioni, ed ha particolarmente criticato e respinto
l’insegnamento del Magistero della Chiesa cattolica sull’omosessualità.
Per di più ha appoggiato e protetto gli omosessuali attivi nella sua diocesi,
aiutandoli a sottrarsi alla responsabilità per i reati di carattere
sessuale ripetutamente da loro commessi. Alla fine del suo esercizio ha
anche attuato una malversazione gigantesca, sottraendo circa mezzo
milione di dollari dalla cassa della diocesi per mantenere il suo
ex-partner”. Tutti e quattro per molto tempo sono rimasti impuniti,
nonostante insistenti voci e ripetute accuse, pervenute a Roma nel corso
di molti anni.
Oko denuncia una vera e propria “lobby” interna alla Chiesa: “Per riuscire a nascondere ed a far tollerare un Male del genere bisogna avere uomini nelle cariche importanti,
bisogna formare non più soltanto una omolobby, ma una potente congrega,
perfino una omomafia. Era d’accordo in tal senso anche Jarosław Gowin,
attuale ministro della giustizia polacco, quando, ancora da senatore,
parlava dello scandalo degli abusi omosessuali, dei reati di molestie
sessuali su giovani e seminaristi, nonché dell’occultamento di questi
fatti, commessi da sacerdoti della diocesi di Płock.
Il ministro Gowin ha rivelato che in un suo intervento in Chiesa,
durante la causa contro il vescovo Paetz, ha avuto l’impressione di
avere a che fare con una sorta di mafia, che, a difesa
del proprio interesse, arrivava a negare brutalmente fatti e principi,
perfino quelli più evidenti”. Don Oko afferma che “Tutto inizia dal
fatto che per un seminarista, con tendenze o con orientamento
omosessuale profondamente radicato, è molto più difficile diventare un
buon prete”. E per l’omosessuale seminarista o prete le difficoltà sono
molte: “Si viene a trovare in una situazione analoga a quella in cui si
troverebbe un uomo normale, che per alcuni anni (oppure anche per tutta
la vita) ogni giorno dovesse vivere con molte donne attraenti sotto lo
stesso tetto, nelle stesse camere da letto e negli stessi bagni. La
probabilità di perseverare nella castità diminuirebbe sensibilmente.
Bisogna comprendere e cercare di rispettare nel miglior modo possibile i
nostri fratelli omosessuali, come ogni persona umana. Essi molte volte
provano con tutte le forze a resistere alle loro tentazioni, ed alcuni
ci riescono anche, e vivono in modo onesto e perfino santo”.
Per la Chiesa il problema è grandissimo: “Comunque sanno molto bene
di rischiare lo smascheramento e il discredito, e perciò si supportano a
vicenda. Formano dei gruppi informali, delle combriccole, e perfino una
specie di mafia, cercando di dominare soprattutto i luoghi dove albergano potere e denaro.
Una volta raggiunta una carica decisionale, cercano di appoggiare e di
promuovere prima di tutto le persone dalla natura simile alla loro
oppure almeno quelle di cui sono certi che non si opporranno mai per il
loro debole carattere.
In tal modo può avvenire che la Chiesa si trovi ad avere in posizioni direttive persone profondamente corrotte,
persone molto lontane dal livello spirituale degno di una carica
importante, persone false e particolarmente esposte ai ricatti degli
avversari del cristianesimo”. E la situazione per chi all’interno della
Chiesa tenta di opporsi può essere difficilissima. “Altre volte, quando
un vicario tenta di difendere i giovani dalle molestie sessuali di un
parroco è proprio lui, e non il parroco, ad essere richiamato
all’ordine, vessato ed infine trasferito. Per aver svolto con coraggio
il proprio dovere costui si ritrova a vivere esperienze dolorose.
Succede che, con un’azione organizzata, egli venga ricattato, umiliato e
diffamato sia nell’ambiente parrocchiale che sacerdotale. Inoltre,
quando un prete o un frate subiscono loro stessi delle molestie sessuali
da altri colleghi e superiori e cercano di chiedere aiuto e difesa ai
livelli più alti, può accadere che incontrino un omosessuale ancora più
importante”. Don Oko parla dell’esperienza personale nel caso del
vescovo Paez, e di altri casi ancora.
Benedetto XVI conduce una lotta serrata contro questo male,
e ribadisce che un prete deve essere eterosessuale; altirmenti la
rinuncia al matrimonio e la scelta celibataria non avrebbero senso.
”L’insegnamento del papa incontra opposizioni: la comunità omosessuale della Chiesa si difende ed attacca.
Ha bisogno anche di strumenti intellettuali, di giustificazioni e
perciò l’omoideologia assume, nei suoi ragionamenti, discorsi e scritti,
la forma di omoeresia. La ribellione più aperta contro il papa e contro la Chiesa è diretta da alcuni gesuiti statunitensi
che si oppongono apertamente e dichiarano che, in contrasto con i
principi sopracitati, accetteranno ugualmente seminaristi con tendenze
omosessuali, invitandoli perfino di proposito”.